La Commissione UE ha voluto fare chiarezza in tema di bio-plastiche e plastiche biodegrdabili con il documento “COMMUNICATION FROM THE COMMISSION TO THE EUROPEAN PARLIAMENT, THE COUNCIL, THE EUROPEAN ECONOMIC AND SOCIAL COMMITTEE AND THE COMMITTEE OF THE REGIONS. EU policy framework on biobased, biodegradable and compostable plastics” pubblicato il 30 novembre 2022.
Innanzitutto fornisce delucidazioni relative al significato e alle differenze tra “plastiche biobased”, “plastiche biodegradabili” e “plastiche compostabili”.
Il termine “biobased” associato alla plastica indica il contenuto delle materie prime impiegate per la loro produzione. Mentre le plastiche convenzionali sono realizzate a partire da risorse fossili (petrolio e gas naturale), le plastiche a base biologica sono realizzate a partire dalla biomassa. La biomassa che viene impiegata ad oggi proviene principalmente da piante coltivate appositamente per sostituire le risorse fossili, come canna da zucchero, colture di cereali, colture oleaginose o fonti non alimentari come il legno. Altre fonti sono rifiuti organici e sottoprodotti, come olio da cucina usato, bagassa e tallolio.
Le plastiche biodegradabili sono quelle materie, che in determinate condizioni, sono progettate per decomporsi alla fine della loro vita, mediante la conversione di tutti i loro costituenti organici (polimeri e additivi organici) principalmente in anidride carbonica e acqua, nuova biomassa microbica, sali minerali e, in assenza di ossigeno, metano.
Le plastiche compostabili rappresentano un sottoinsieme delle plastiche biodegradabili progettate per biodegradarsi in condizioni controllate, attraverso il compostaggio industriale in impianti speciali per il compostaggio o la digestione anaerobica.
Nel documento viene specificato che l’uso di materie prime a base biologica si traduce in effettivi benefici per l’ambiente, solo se essi vanno oltre la riduzione dell’uso di risorse fossili. Poiché a questo obiettivo l’agenda dell’economia circolare dell’UE risponde stabilendo come priorità la riduzione del consumo di prodotti e rifiuti di breve durata, l’aumento degli obiettivi di riciclo della plastica e l’uso di materiali con contenuto di riciclato per realizzare nuovi prodotti.
In linea con i principi dell’economia circolare, i produttori di plastiche biobased dovrebbero dare la priorità all’uso di rifiuti organici e sottoprodotti, riducendo così al minimo l’uso di biomassa primaria ed evitando impatti ambientali significativi.
Il piano d’azione per l’economia circolare evidenzia la necessità di dare un orientamento politico sull’uso di plastica biodegradabile o compostabile, sulla base di una valutazione delle applicazioni in cui tale uso può essere vantaggioso per l’ambiente, individuando la necessità di limitare l’uso di plastiche biodegradabili in ambiente aperto solo a specifiche applicazioni per le quali la riduzione, il riutilizzo o il riciclo non sono fattibili.
Inoltre emerge come l’uso di materie plastiche che si biodegradano in ambiente aperto deve essere limitato a materiali per i quali la piena biodegradabilità si è dimostrata essere al di sotto di un periodo di tempo specifico e basato su prove per evitare danni ambientali.
Poiché le plastiche biodegradabili sono utilizzate prevalentemente in applicazioni di durata relativamente breve come gli imballaggi per alimenti e bevande, le risorse utilizzate per produrre questi prodotti si perdono rapidamente.
La sostituzione della plastica convenzionale con plastica biodegradabile rischia di rallentare lo sviluppo di soluzioni di economia circolare basate sulla riduzione dei rifiuti e sul riutilizzo di tali prodotti. Rischia inoltre di disincentivare i progetti di riciclo della plastica per mantenere i materiali nel circuito il più a lungo possibile, nonché l’uso di alternative più sostenibili che non contengano plastica.