Dal contesto locale a quello globale.
Di arch. Marco Capellini
Sino ad oggi le diverse strategie di ecodesign perseguite a livello internazionale per apportare migliorie ambientali a prodotti e servizi, hanno seguito percorsi e soluzioni differenti con risultati talvolta difficilmente confrontabili tra loro.
Life Cycle Assessment, Design for Disassembly, Design for Recycle, Design for Energy Efficiency e Design for Reuse, sono solo alcune delle strategie di Ecodesign maggiormente utilizzate a livello internazionale. Nella maggior parte dei casi i risultati ottenuti vengono espressi in termini di quantità di emissioni, tipologia di danno procurato, indici numerici o letterari, percentuali, unità di misura come kWh o Kg ed altro ancora. Tutto questo, fermo restando la validità ambientale degli interventi, ha portato in molti casi confusione nella lettura dei risultati finali ma soprattutto la comparazione dei benefici ottenuti tra i diversi interventi di ecodesign.
Inoltre l’applicazione ad un prodotto o servizio delle strategie sopra citate, pur andando nella giusta direzione, non sempre fornisce la possibilità di avere un riscontro reale sui miglioramenti ambientali ottenuti rispetto ad un problema globale. Per essere più chiari, dire che un intervento sul prodotto ne ha facilitato il disassemblaggio e riciclo, non ci fornisce un riscontro sui benefici ambientali reali che ne conseguono rispetto al problema globale.
Problema globale che è principalmente orientato alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica derivanti dall’attività umana. Dagli obiettivi di Kyoto al 20-20-20 dell’UE, da Durban a Rio+20, lo scenario è quello di trovare un accordo per ridurre le emissioni di CO2. La necessità è quella di decarbonizzare il pianeta!
Si fanno sempre più frequenti le iniziative volte ad introdurre norme e strumenti che possano abbassare il livello di anidride carbonica emessa in atmosfera da processi e prodotti: UE, Australia, UK e Francia, sono solo alcuni dei paesi che hanno iniziato a perseguire azioni dirette.
La direzione sembra essere quella giusta e gli interventi di ecodesign apportati a prodotti e servizi attraverso l’utilizzo di diverse strategie progettuali, possono essere “tradotti” e convergere in un unico risultato ed essere confrontati tra loro.
Che sia Carbon Footprint, Water Footprint o Social Footprint, i risultati sono unici e confrontabili.
La dissassemblabilità o riciclabilità di un prodotto, il miglioramento o la messa in rete di un servizio, l’utilizzo di un materiale vergine, riciclato, naturale: tutto può essere tradotto e ricondotto ad un unico risultato finale, come ad esempio kg CO2 eq.
Sicuramente non siamo di fronte alla soluzione finale di tutti i problemi ma ad un passo fondamentale per capire come e quanto incide l’impatto di prodotto a livello regionale, nazionale, continentale e globale. Da questo possiamo misurare i miglioramenti ambientali di progetto e capire se molte scelte perseguite sino ad oggi sono state giuste o sbagliate. Possiamo inoltre capire l’entità del problema e misurare il nostro contributo.