Intervista a Carlos Motta
Nell’ambito delle diverse iniziative intraprese da MATREC in Brasile, Marco Capellini incontra Carlos Motta a San Paolo del Brasile per capire filosofia e lavoro di uno tra i maggiori esponenti del design Brasiliano.
Riportiamo a seguire alcuni passaggi dell’incontro.
Carlos, come nasce il tuo lavoro?
Il mio lavoro nasce da un’idea molto semplice: le persone vogliono cose utili. Ad esempio, una penna, un bicchiere, sono tutti oggetti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Da architetto e designer, il mio scopo è quello di progettare oggetti utili, belli, semplici e che devono durare per lunghissimo tempo. Questo è possibile solo tramite l’utilizzo di materie prime rinnovabili, di riuso o di riciclo. Solo così posso essere certo che “l’oggetto” è realizzato correttamente, secondo i principi della sostenibilità e che quindi possa essere utilizzato tutti i giorni e durare a lungo. Questo è il semplice concetto che regola tutto il mio lavoro.
Nel tuo atelier troviamo molti prodotti che si contraddistinguono e si identificano nel tuo lavoro per il concetto della sostenibilità. Ma che sostenibilità c’è e che valore c’è nei tuoi prodotti e nella loro storia?
La sostenibilità nasce insieme al disegno. Io adoro disegnare di notte: esco per San Paolo, mi siedo in una taverna, ordino del buon vino e disegno. E non appena comincio a disegnare, mi accorgo che la sostenibilità è già parte del progetto che sto creando. La sostenibilità è una cosa che io vivo e respiro sempre. Non posso immaginare un progetto che non sia sostenibile perché la sostenibilità fa parte del mio DNA.
Dove prendi i materiali per i tuoi prodotti?
L’80-90% dei materiali che utilizzo proviene dalle demolizioni. San Paolo è una città grandissima dove c’è molta demolizione delle costruzioni esistenti. Si tratta quindi di materiali riutilizzati come ad esempio il legno. Il legno che uso maggiormente si chiama Peroba Rosa, un materiale rustico ma di facile impiego e lavorazione per realizzare mobili e arredi.
Carlos, hai tenuto conferenze e mostre in giro per il mondo, sei appena stato a Berlino, hai avuto le tue esperienze in California, possiamo dire che hai uno sguardo molto chiaro su quello che succede in giro per il mondo. Dal tuo punto di vista, che direzione dovrebbe prendere il design per la sostenibilità nei prossimi anni?
Secondo me, in primo luogo, il passo più importante, il primo da compiere, sarebbe quello di diminuire la domanda. Io ho appena cambiato casa, mi sono trasferito in una casa provvisoria perché devo fare i lavori nella mia, e mi sono reso conto di quante cose ho collezionato e raccolto. Cose che non voglio, che non sono importanti, che non sono vitali, che non arricchiscono la mia casa in estetica o in qualità. Si tratta di oggetti accumulati in 35-40 anni. Nonostante questo sia il mio pensiero, sono comunque riuscito a compiere questo sbaglio. Dobbiamo avere solo quello che è importante per noi per vivere bene, comodi, in sicurezza, qualità, estetica e lusso. A mio avviso, questo pensiero è il primo passo da compiere per cambiare.
In che modo i designer devono avvicinarsi al consumatore per far capire il valore sociale e ambientale dei prodotti?
La comunicazione che quel prodotto è sostenibile deve essere immediata. Il prodotto deve essere il più possibile trasparente. Ad esempio, la collezione Asturias, che poi è la più venduta, permette il consumatore di percepire con facilità gli aspetti ambientali che la contraddistinguono, come ad esempio l’impiego di legno riutilizzato.
Nel ringraziarti per questo incontro e per la tua disponibilità, ci racconti a cosa stai lavorando ora?
Il piacere è tutto mio ed è sempre molto interessante ed utile avere scambi di idee. In questo momento ho diverse commesse da imprese di vari settori per mobili ed arredi. Inoltre sarò impegnato a breve in Europa per una serie di mostre sul design per la sostenibilità.