Verso un design di filiera.
Di arch. Marco Capellini
La tematica del “sociale” sta diventando sempre più strategia di sviluppo per i nuovi prodotti e servizi industriali. Le multinazionali di tutto il mondo hanno iniziato ad affrontare il tema con differenti approcci che, partendo dall’azienda stessa, dal sistema produttivo o dal prodotto finale, portano il prodotto ad avere una nuova identità ed un nuovo valore di mercato. Un valore in molti casi “intangibile” ma di significativo interesse per il consumatore finale.
La filiera del prodotto, intesa come l’insieme di soggetti attraverso i quali si concretizzano le componenti del prodotto stesso (materiali, finiture, componenti e altro), inizia ad essere più trasparente per la storia del prodotto finale.
L’azienda inizia ad accorgersi che per lo sviluppo dei nuovi prodotti, i fornitori possono/devono essere partner strategici e non più solo identificati con un “codice”.
I fornitori iniziano ad essere parte attiva e visibile di una “storia da raccontare” al consumatore su dove nasce il prodotto, come viene trasportato, assemblato ed imballato.
Una storia (necessariamente a lieto fine), a tappe, caratterizzata da materiali, tecnologie, persone, luoghi e viaggi.
Questo si deve identificare nel prodotto attraverso una comunicazione adeguata al consumatore per far capire (come strategia di mercato) che il prodotto finale ha un valore in più e il consumatore stesso può essere il capitolo finale della storia.
Per fare ciò, e per farlo nel migliore dei modi, è necessaria la massima serietà e trasparenza. In quest’ambito il design può e deve essere parte attiva attraverso la tracciabilità di filiera per tutti gli aspetti socio ambientali. La nuova sfida del design è di sapere raccontare delle storie, che non siano quelle passate o quelle formali. Il nuovo design deve saper raccontare storie di prodotto socio-ambientali.
Storie di design in classe A+.